- Carico Verticale, che produce una resistenza linearmente proporzionale alla massa del veicolo.
- Velocità di rotazione.
- Temperatura esterna: la resistenza al rotolamento diminuisce dello 0,6% per un incremento di temperatura di 1°C tra i 10°C e i 40°C.
- Tempo di warm-up, in quanto la gomma, essendo termicamente isolante, ha bisogno di un “certo tempo” per raggiungere la temperatura di funzionamento ideale.
- Rugosità del fondo stradale: lo pneumatico dissipa minore energia tanto più il manto stradale è liscio.
- Pressione di gonfiaggio: viaggiare con pneumatici sgonfi peggiora nettamente i consumi di un’automobile.
- 85% isteresi del materiale del battistrada e della spalla che si deforma durante il rotolamento,
- 10% perdite di tipo aerodinamico, dovute alla turbolenza generata da uno pneumatico in rotazione,
- 5% micro slittamenti tra il battistrada ed il terreno.
I principali fattori che influenzano la resistenza al rotolamento |
Ecco spiegato il comportamento elastico delle catene polimeriche |
I continui stati di compressione e trazione a cui uno pneumatico, durante il rotolamento, è sottoposto determinano una dissipazione di energia che è chiamata isteresi, componente fondamentale per l’aderenza, ma contemporaneamente causa della resistenza al rotolamento. La rigidezza di una copertura sarà dunque funzione sia della resistenza al rotolamento sia del massimo grip ottenibile.
Grande importanza rivestono quindi il modulo elastico, indice della rigidezza dello pneumatico, e l’energia dissipata per isteresi. Queste due grandezze sono influenzate dalla temperatura di utilizzo, come si può notare dal grafico in figura dove la gomma presenta una transizione da un comportamento rigido (vetroso) ad uno flessibile per un determinato valore di temperatura, in corrispondenza del quale vi è anche il massimo delle perdite per isteresi, corrispondente al punto di maggiore aderenza.
Andamento del modulo elastico e delle perdite per isteresi al variare della temperatura |
Molto più importante è l’andamento dell’isteresi al variare della frequenza di sollecitazione. Durante il rotolamento la massa dello pneumatico (il battistrada) viene deformato ad una frequenza pari al numero di giri della ruota, che espressa in Hz vale circa da 10 a 150 Hz.
La frequenza di sollecitazione dovuta all’aderenza, cioè ai micro-slittamenti della parte superficiale del battistrada in contatto con il fondo stradale, è invece di gran lunga superiore: può andare da 1000 Hz fino ad un ordine di miliardi di Hz.
Il campo di frequenza della Resistenza al Rotolamento è quindi molto diverso da quello dell’aderenza.
Andamento del modulo elastico e delle perdite per isteresi al variare della deformazione (sinistra) e della frequenza di sollecitazione (destra) |
· Ridurre la massa di materiale deformabile, di norma riducendo lo spessore del battistrada, andando però incontro ad una riduzione della vita dello pneumatico.
· Ridurre l’ampiezza delle deformazioni maggiorando le dimensioni della copertura, ma con ovvie ripercussioni sulle masse.
· Ridurre l’energia persa per isteresi dal composto, diminuendo sia la resistenza al rotolamento che la massima aderenza.
Dettaglio dei ponti di zolfo instaurati con la vulcanizzazione, in grigio si possono notare le particelle del riempitivo |
Confronto tra uno pneumatico con nerofumo (in nero) e uno con la silice (in verde) |
Innanzitutto un veicolo subisce fondamentalmente 5 tipologie di forze resistenti all’avanzamento:
- Forze aerodinamiche
- Forze interne di attrito
- Forza gravitazionale
- Forze di inerzia
- Resistenza al rotolamento dello pneumatico
In un veicolo la resistenza al rotolamento è definita come l’energia dissipata dallo pneumatico per unità di distanza percorsa. Essendo la resistenza al rotolamento proporzionale al carico verticale si definisce il coefficiente di resistenza al rotolamento CRR:
SI può immaginare, dunque, di guidare il veicolo con entrambe le tipologie di pneumatici e percorrere: un percorso urbano, un tratto extraurbano ed una marcia in autostrada e, quindi, misurare le differenze di consumo nei tre casi. Il risultato è, come ci si poteva aspettare, un miglior consumo dello pneumatico “verde”, che in città consuma il 3,2% in meno, in extraurbano il 4,7% e in autostrada il 3,9%.
Partendo da questo risultato si può notare come nella vita di uno pneumatico, assunta come pari a 45000 km, si risparmino 250 L di carburante solamente avendo apportato modifiche alla resistenza al rotolamento dello pneumatico.
Alcuni membri del Team sul tracciato di Ladoux durante i Michelin Green X Students Days |
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